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Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati ai sensi della Legge 30.3.2001 n. 125 in materia di alcol e problemi alcol correlati: anno 2019

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Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sugli interventi realizzati ai sensi della Legge 30.3.2001 n. 125 in materia di alcol e problemi alcol correlati: anno 2019.

La presente Relazione illustra il quadro epidemiologico che descrive il fenomeno correlato al consumo di bevande alcoliche nel nostro Paese aggiornato al 2018, i modelli di trattamento per l’alcoldipendenza e la capacità di assistenza dei Servizi alcologici con le eventuali criticità emerse, ed inoltre illustra gli interventi e le iniziative intraprese dal Ministero della Salute nell’anno 2019. 

L’ISTAT, anche per i dati del 2018, conferma la tendenza degli ultimi anni che mostra un aumento del consumo occasionale (dal 44% al 46%) e del consumo fuori pasto (dal 29% al 30%) e di contro una diminuzione del consumo giornaliero (da 21,4% a 20,6%).
I cambiamenti nelle abitudini degli ultimi anni sono diffusi in tutte le fasce d’età, ma in maniera differenziata.

Tra i giovani fino ai 24 anni e tra gli adulti 25-44enni c’è un maggior calo di consumo alcolico giornaliero; tra gli adulti di 45-64 anni e gli anziani over 65 aumenta principalmente il numero di consumatori occasionali e, specialmente tra le donne, il numero di consumatrici di alcol fuori pasto. Il consumo di bevande alcoliche tra i giovani permane una criticità che suggerisce di mantenere alta l’attenzione su questa fascia di popolazione. Nella fascia di età 11-24 anni è soprattutto diffusa la consuetudine di bere alcolici fuori dai pasti, con una frequenza di almeno una volta a settimana, ciò indica un comportamento nel consumo di alcol adottato in modo abituale e potenzialmente a rischio. I comportamenti a rischio sul consumo di alcol nella popolazione giovanile sono particolarmente diffusi nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Il fenomeno è comunque differenziato per genere, tra i ragazzi è circa il doppio rispetto alle ragazze. Tra i comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche tra i giovani il binge drinking rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata. Infatti, lo studio sui modelli di consumo tra i giovani mostra che nel 2018 il fenomeno del binge drinking ha riguardato il 17,2% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di questi il 22,6% maschi e l’11,1% femmine, dati sovrapponibili a quelli dell’anno precedente.
Nel tempo si assiste anche a sensibili cambiamenti nel tipo di bevande consumate. Si osserva una diminuzione del consumo esclusivo di vino e birra ed aumenta l’abitudine a consumare altri alcolici insieme al vino e birra, specialmente tra le donne di 45 anni e più.
Il consumo di alcol è più forte nel Centro-Nord, soprattutto nel Nord-est, e tra i maschi. La quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di studio conseguito, ciò avviene soprattutto per le donne e soprattutto in relazione al consumo fuori pasto. Andamento inverso ha, invece, il consumo quotidiano, che risulta crescere al diminuire del titolo di studio, soprattutto per gli
uomini.
Al fine di individuare interventi di Sanità Pubblica mirati al contenimento di comportamenti di consumo a rischio, che comportano non solo rischi per la salute del singolo bevitore ma anche rischi per la comunità e per la sicurezza sociale, soprattutto in relazione agli incidenti stradali, agli incidenti sul lavoro e alle violenze di vario genere, si è ritenuto necessario individuare strumenti idonei a monitorare attentamente il fenomeno. L’Istituto Superiore di Sanità (Osservatorio Nazionale Alcol), tenendo conto anche delle indicazioni dell’OMS, della Società Italiana di Alcologia (SIA), e dei nuovi livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti (LARN), ha costruito un indicatore di sintesi, per monitorare il consumo a rischio nella popolazione italiana. L’indicatore esprime adeguatamente la combinazione dei due principali comportamenti a rischio: il consumo abituale e quotidiano eccedentario ed il binge drinking. Le nuove indicazioni scientifiche hanno stabilito di considerare il livello di consumo zero come livello di riferimento per la popolazione non a rischio di età inferiore ai 18 anni di entrambi i sessi: di conseguenza è opportuno considerare a rischio gli individui al di sotto della maggiore età (18 anni) che hanno consumato una qualsiasi bevanda alcolica; sono invece da considerare a maggior rischio gli uomini che hanno superato un consumo quotidiano di due Unità Alcoliche standard (UA), le donne e gli anziani che hanno superato un consumo quotidiano di una UA e tutte le persone, indipendentemente dal sesso e l’età, che hanno praticato il binge drinking almeno una volta nel corso dell’anno.

La prevalenza dei consumatori a rischio, elaborata attraverso l’indicatore di sintesi, mostra che nel 2018 il 23,4% degli uomini e l’8,9% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale di quasi 8.700.000 individui (M=6.200.000, F=2.500.000) non hanno seguito le indicazioni di salute pubblica relativamente alle modalità di consumo di bevande alcoliche. L’analisi per classi di età mostra che la fascia di popolazione più a rischio per entrambi i generi è quelle dei 16-17enni (M=48,3%, F=40,7%), seguita dagli anziani ultra 65enni. Verosimilmente a causa di una carente conoscenza o consapevolezza dei rischi che l’alcol causa alla salute, circa 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra sessantacinquenni sono individui da considerare a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate, esattamente quei target di popolazione sensibile per i quali gli OMS e Commissione Europea raccomandano azioni d’intervento volte a sensibilizzate le persone sulla non conformità dei loro consumi alle raccomandazioni di sanità pubblica. La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è superiore a quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei ragazzi.

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